Sono da poco terminati i lavori di restauro del dipinto su tela raffigurante Santa Brigida in gloria e del ciclo di stucchi e affreschi con la Vergine che incorona Santa Brigida, Santa Brigida in gloria e Cristo che mostra il suo costato insanguinato, che decorano la prima cappella a destra, dedicata a Santa Brigida, nella Chiesa di Santa Maria della Catena a Palermo. Nel primo caso si tratta di un’opera, realizzata nel XVII secolo da un pittore ancora ignoto, consistente in una tela di grande pregio ed alta qualità tecnica, che ha ritrovato l’antico splendore proprio grazie all’intervento e nel secondo l’intervento ha riguardato l’intera cappella con il ciclo di stucchi e affreschi, risalenti al XVIII secolo e riferiti al pittore Olivio Sozzi.
I restauri sono stati effettuati grazie ad un finanziamento dell’associazione “Amici dei Musei Siciliani” presieduta da Bernardo Tortorici di Raffadali, che, incaricata della gestione della chiesa, ha ricavato i fondi necessari per sostenere le spese dagli incassi ottenuti con l’apertura al pubblico dell’edificio in un progetto più ampio di tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico siciliano. Il restauro è stato progettato, diretto ed eseguito da Mauro Sebastianelli, consulente per la Conservazione e il Restauro della Diocesi di Palermo, sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza dei BB.CC.AA. di Palermo.
Attraverso il restauro, effettuato rigorosamente secondo criteri scientifici e con una metodologia sempre rispettosa dell’autenticità della materia antica, si è riscoperta un’importante testimonianza d’arte siciliana del XVII e del XVIII secolo, custodita in una delle chiese più rappresentative della città di Palermo. Inoltre, parallelamente alle fasi operative, si è condotto un accurato studio conoscitivo delle opere allo scopo di eseguire un intervento corretto e non invasivo, che potesse garantire il rispetto non solo della preziosità del manufatto ma anche del passaggio del tempo.
Il manufatto oggetto di studio e restauro è costituito da una pala d’altare raffigurante Santa Brigida in gloria, databile agli inizi del XVII secolo e attribuita per tradizione all’artista trapanese Andrea Carreca, anche se un’ipotesi alternativa la riferisce ad un ignoto pittore siciliano del primo Seicento.
Prima del restauro il dipinto si trovava in cattivo stato di conservazione dato che erano evidenti forme di degrado dovute sia al naturale invecchiamento dei materiali costitutivi sia alle condizioni in cui l’opera è stata mantenuta a lungo. Una delle principali cause di degrado è legata alle infiltrazioni d’acqua sulla parete e alla conseguente presenza di umidità che ha provocato la parziale deadesione del tessuto originale dal supporto ausiliario. Alla fine dell’Ottocento la tela ha subito un intervento di restauro, documentato dall’iscrizione “rist. in Luglio 1884” leggi–bile sul verso del dipinto, che ha previsto la foderatura del supporto.
Con il restauro attuale è stata ripristinata la funzionalità del telaio attraverso specifiche operazioni di pulitura superficiale, trattamento biocida, consolidamento del legno con resina acrilica e reintegrazione plastica e pittorica delle lacune. Sul dipinto invece è stato eseguito un preconsolidamento degli strati pittorici, per poi procedere con la foderatura del supporto, mantenendo però la precedente tela da rifodero e applicando sui bordi delle fasce di tessuto non tessuto. Le sostanze non pertinenti con la materia antica (vernice alterata e ridipinture) sono state rimosse attraverso una pulitura selettiva e infine si è concluso l’intervento con la stuccatura delle lacune e la riconfigurazione pittorica dell’immagine.
La campagna di restauro ha previsto il recupero dell’apparato ornamentale relativo a un ciclo di stucchi e di affreschi del XVIII secolo, riferiti al pittore Olivio Sozzi, raffiguranti la Vergine che incorona Santa Brigida (sinistra), Santa Brigida in gloria (volta) e Cristo che mostra il suo costato insanguinato (destra), sormontati da due lunette con coppie di cherubini. Le decorazioni in stucco consistono in lineari incorniciature con alternanza di modanature bianche e dorate, impreziosite nella volta da conchiglie, volute e motivi vegetali.
Prima del restauro gli affreschi e gli stucchi si trovavano in pessimo stato di conservazione: infatti le forme di degrado di grave entità, anche dal punto di vista strutturale, richiedevano un intervento tempestivo per salvaguardare la stabilità dei materiali. Tra le cause di deterioramento una delle più evidenti era la presenza di umidità sulla struttura muraria provocata dalle infiltrazioni d’acqua dall’esterno. Negli affreschi tale fenomeno si è manifestato sotto forma di lacune ed efflorescenze saline di colore biancastro diffuse sulle superfici; analogamente sugli stucchi si è determinata la perdita di piccole porzioni di materia antica, soprattutto nelle parti più aggettanti, nonché un’evidente disgregazione degli strati più superficiali. Erano poi presenti difetti di adesione, con imminente rischio di caduta di frammenti, fessurazioni di lieve entità e uno spesso strato di deposito superficiale. Oltre ai danni accidentali e al naturale invecchiamento dei materiali costitutivi, una delle principali cause di degrado è da ricercare in antichi interventi di natura antropica: sugli stucchi e soprattutto sugli affreschi, infatti, si sono riscontrati numerosi rimaneggiamenti eseguiti in passato allo scopo di “rinnovare” l’immagine complessiva della cappella; tuttavia i materiali impiegati si sono rivelati incompatibili o non pertinenti con la tecnica originale, determinando un peggioramento del generale stato di conservazione. È questo il caso delle drastiche ridipinture con legante oleoso riscontrate sugli affreschi con la Vergine che incorona santa Brigida e soprattutto Santa Brigida in gloria: tali riprese pittoriche, sebbene non particolarmente estese, nell’insieme risultano numerose e diffuse, al punto da snaturare la reale immagine dell’affresco e impedire la corretta percezione della materia dipinta.
Il restauro dell’apparato decorativo della cappella ha avuto come obiettivo la messa in sicurezza sul piano strutturale e la riconfigurazione estetica delle opere. La pulitura selettiva, in particolare, è stata differenziata in relazione al materiale costitutivo e allo stato di conservazione nonché alla natura delle sostanze soprammesse: il deposito superficiale, alcune riprese pittoriche alterate e gli scialbi sono stati rimossi attraverso azione meccanica a bisturi o fisica con solventi; si sono invece mantenute altre ridipinture perché ormai storicizzate e per le precarie condizioni della materia originale sottostante. Si è proseguito con il consolidamento con acqua di calce (fondi e stucchi) e con resina acrilica (superfici dipinte), nonché con la stuccatura delle lacune mediante un impasto pigmentato a base di malta inorganica (affreschi) e calce (stucchi). Infine si è eseguita la reintegrazione pittorica con tecnica tonale e l’equilibratura cromatica con colori reversibili ad acquarello e vernice. Un’eccezione è il putto sulla volta le cui lacune, per estensione e localizzazione, non fornivano elementi sufficienti per una ricostruzione corretta dell’immagine: si è scelto quindi di mantenere lo strato di intonaco a vista, limitandosi ad accordarlo cromaticamente.
Il rettore della chiesa della Catena si mostra entusiasta dell’iniziativa e così argomenta: «Con la sola eccezione di coloro che vogliono entrare in chiesa per pregare, per i quali l’ingresso resta libero, la partecipazione a tale progetto in accordo con l’associazione “Amici dei Musei Siciliani” mi ha permesso di tenere quotidianamente aperta la chiesa e soprattutto di sostenere il restauro della tela e degli affreschi che decorano la cappella dedicata a Santa Brigida». “Siamo particolarmente orgogliosi di essere riusciti con il nostro impegno ad effettuare questo complesso restauro ricorrendo ai fondi ricavati dalla fruizione della Chiesa; è un circuito virtuoso che permette l’apertura giornaliera di un luogo straordinario, la possibilità per giovani laureati di sperimentarsi con il patrimonio culturale oggetto dei propri studi ed, attraverso il ricavato, procedere ad interventi di restauro e manutenzioni ordinarie senza pesare sulla collettività.” dice Bernardo Tortorici di Raffadali, Presidente dell’Associazione Amici dei Musei Siciliani.
Per celebrare l’iniziativa, sarà organizzata una presentazione pubblica in cui saranno illustrate le diverse fasi dell’intervento di restauro nonché alcuni particolari significativi in merito alle peculiarità tecniche delle opere in questione. Interverranno padre Carmelo Torcivia, rettore della chiesa, Mons.Giuseppe Randazzo direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Curia di Palermo, Bernardo Tortorici di Raffadali, presidente dell’associazione “Amici dei Musei Siciliani” e Mauro Sebastianelli, responsabile del restauro. La presentazione, arricchita dall’esecuzione di un concerto dell’Accademia musicale mediterranea, avrà luogo in data 27 luglio ore 21,15, presso la chiesa di Santa Maria della Catena a Palermo.